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Scoperta un’antica tomba in Romania. Potrebbe essere quella di Attila, il flagello di Dio

Un’antica tomba, definita dagli archeologi “principesca”, è stata portata alla luce a Mizil (Romania) durante i lavori di costruzione di un’autostrada.

Al suo interno sono stati rinvenuti gli scheletri di un essere umano e di un cavallo, oltre che numerosi manufatti tra cui armi, gioielli d’oro intarsiati di pietre preziose e una maschera d’oro che, presumibilmente, copriva in origine il volto del defunto.

La sfarzosità del sito funerario e la sua datazione, che i ricercatori fanno risalire al V secolo d.C., hanno condotto all’ipotesi che lo scheletro giacente al suo interno appartenga ad un guerriero unno.

E la mente di molti studiosi (ma non solo) è subito corsa ad uno dei più famosi personaggi della storia, Attila il Re degli Unni, la cui sepoltura rappresenta un mistero lungo quasi duemila anni.

Chi era Attila?

Passato alla storia come “flagello di Dio” a causa della sua leggendaria ferocia, Attila fu l’ultimo re degli Unni, un popolo nomade originario dell’Asia Centrale che nel V secolo d.C. rappresentò una vera e propria spina nel fianco per l’Impero Romano.

Cresciuto dall’animo guerriero dello zio, il re Ruga, Attila visse alcuni anni della propria giovinezza a Ravenna, dove fu inviato come ostaggio a seguito di un trattato stipulato dallo zio con l’Impero Romano d’Occidente, che impegnava gli Unni a non oltrepassare i confini dell’Impero.

Nella città italiana, testimone del declino e della corruzione in cui l’Impero Romano ormai versava, il giovane Unno iniziò ad accumulare un profondo disprezzo nei suoi confronti.

Tornato in patria, affiancò lo zio nelle innumerevoli razzie e violenze compiute ai danni dei popoli conquistati. Alla morte del sovrano, avvenuta poco dopo, la corona passò al fratello di Attila, Bleda, anch’egli spietato condottiero. Attila, tuttavia, spinto da una bramosa sete di potere, lo uccise qualche anno più tardi divenendo finalmente re.

Sotto la sua guida, il popolo unno si lanciò in brutali offensive nei confronti dell’Impero Romano d’Oriente prima e d’Occidente in seguito, lasciando dietro di sé morte e distruzione.

La sanguinosa avanzata subì una prima battuta d’arresto in Francia quando, nel 451 d.C., Attila e i suoi vennero sconfitti dall’esercito imperiale nella battaglia dei Campi Catalunici. Gli Unni volsero allora il proprio sguardo al cuore dell’Impero Romano: la grande Roma.

Varcati i confini italiani l’anno seguente e conquistata buona parte delle città dell’Italia settentrionale (evento che avrebbe portato i cittadi padovani in fuga a fondare Venezia), l’esercito unno arrivò in corrispondenza del fiume Mincio. Qui una delegazione guidata da Papa Leone I lo convinse, non si sa bene in quale modo, a rinunciare al proprio intento.

La morte e il  mistero della sepoltura

Tornato nei propri territori oltre il Danubio, Attila morì presumibilmente il 16 marzo del 453 d.C., durante la prima notte di nozze con Ildico, l’ultima delle sue innumerevoli mogli.

Le cause della sua morte sono poco chiare, così come le informazioni riguardanti la sua sepoltura.

L’unica fonte pervenuta riguardo il funerale è contenuta nel libro “Getica”, dello scrittore cinquecentesco Giordane. Secondo quanto descritto nell’opera, Attila sarebbe stato sepolto all’interno di tre bare: la più interna d’oro, la seconda d’argento e quella più esterna di ferro.

Secondo lo scrittore, inoltre, i servi che contribuirono a costruire la tomba vennero uccisi al fine di mantenere segreta la sua posizione e preservare le immense ricchezze contenute al suo interno.

Giordane afferma di aver ottenuto tali dettagli tramite i documenti di un diplomatico romano di nome Prisco, che avrebbe avuto contatti con Attila ed alcuni membri della sua corte.

Cosa sappiamo sullo scheletro di Mizil

Al momento non vi sono ancora certezze riguardo l’etnia dello scheletro rinvenuto in Romania e sarà necessario attendere ulteriori approfondimenti. Tuttavia, le prime analisi ricondurrebbero lo stile degli oggetti rinvenuti al V secolo d.C., quando la regione era appunto sotto il controllo dagli Unni.

Che si tratti o meno della tomba di Attila è quindi prematuro dirlo ma, come affermato da Silviu Ene, l’archeologo a capo delle ricerche, la tomba fa parte di quattro siti archeologici che comprendono abitazioni, pozzi ed ulteriori tombe. Si tratta, perciò, di una scoperta che ha già di per sè un eccezionale valore.

Le ossa e gli oggetti rinvenuti verranno, nel corso dei prossimi mesi, puliti, esaminati ed esposti al pubblico. Gli scavi verranno invece chiusi e coperti dall’autostrada.

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