Vivere senza glutine: la celiachia e le sue conseguenze

Vi sarà sicuramente capitato di entrare in un ristorante o in un supermercato e incontrare, durante la vostra accurata analisi degli alimenti disponibili, due semplici parole: “gluten free”. La mente di molti di voi le avranno rapidamente associate alla celiachia, che ha visto negli ultimi anni un aumento di sensibilizzazione nei propri confronti.

Ma sapete davvero cos’è la celiachia?

Caratteristiche generali

Riconosciuta come uno dei disturbi legati all’alimentazione più diffusi al mondo, la celiachia (o intolleranza al glutine) è una patologia autoimmune che interessa individui geneticamente predisposti ed è legata all’ingestione di glutine. Tale sostanza, costituita da due proteine chiamate gliadina e glutenina, è abbondantemente presente nella farina ricavata dal frumento e in misura minore anche in altri cereali quali segale e orzo.

Durante la digestione, la scomposizione della gliadina provoca il rilascio di un peptide che viene riconosciuto come estraneo dalle cellule del sistema immunitario. La risposta che si innesca causa un’infiammazione cronica, che a sua volta provoca il danneggiamento della mucosa intestinale.                                                                                                                                                                La celiachia si manifesta nei singoli individui in modo differente, attraverso sintomi che possono essere più o meno gravi e debilitanti fino a casi in cui la patologia non viene percepita dal soggetto che ne è affetto.

Questa variabilità rende in certi casi difficoltosa la diagnosi della malattia, richiedendo esami approfonditi ed eventualmente una biopsia dell’intestino.


Le varianti della celiachia e i loro sintomi

La forma più comune di celiachia, definita per questo tipica, si manifesta a partire dal primo anno di vita quando, durante lo svezzamento, la dieta del bambino viene arricchita con cibi contenenti glutine. Tra i sintomi principali troviamo diarrea cronica, perdita di appetito, vomito, dilatazione dell’addome, arresto della crescita e/o perdita di peso, muscolatura esile, assenza di grasso sottocutaneo, alterazione del comportamento (irritabilità, apatia).

Esistono, però, anche delle forme di celiachia dette atipiche, in quanto si manifestano con sintomi non associati all’apparato gastrointestinale, quali ad esempio calcificazioni cerebrali, anemia con carenza di ferro, dermatite erpiforme ed epilessia. Si tratta di un tipo di intolleranza che può comparire anche in età adulta.

Sono presenti, infine, due varianti della malattia che non provocano disturbi evidenti nei pazienti. Si parla nel primo caso di celiachia silente, in quanto produce un danneggiamento della mucosa intestinale ma, essendo esso generalmente circoscritto, non implica una sintomatologia percepibile. La seconda forma, definita latente, non causa danni all’apparato gastrointestinale né sintomi di alcun genere. L’intolleranza è, in questo caso, diagnosticabile solo attraverso test immunologici. I soggetti in questione rischiano, tuttavia, di sviluppare la patologia.

In entrambi i casi descritti, vengono frequentemente colpite persone che presentano una familiarità con un individuo affetto da celiachia tipica. È quindi molto importante effettuare i dovuti controlli al presentarsi di una situazione analoga tra i propri congiunti.

I fattori che inducono lo sviluppo della malattia non sono ancora chiari, ma si ipotizza che alcune infezioni virali o l’introduzione eccessiva di glutine durante lo svezzamento possano avere un ruolo in tal senso.

Esiste una cura?

La celiachia non è, ad oggi, risolvibile farmacologicamente e la dietoterapia costituisce l’unica opzione possibile per eliminare i sintomi e prevenire danni nel lungo periodo.

Ciò implica la totale privazione dalla propria dieta di sostanze contenenti glutine o di cui non si conosce esattamente la composizione. È infatti sufficiente anche una lieve contaminazione per scatenare in determinate persone la risposta immunologica ed i conseguenti sintomi.

Tuttavia, una dieta così restrittiva rappresenta una limitazione per i pazienti celiaci, sia da un punto di vista economico che sociale. I cibi senza glutine sono, di fatto, più costosi rispetto agli omologhi che lo contengono e si rivela spesso complicato trovare locali che offrano portate a prova di celiaco, soprattutto nelle piccole realtà.

Tutto ciò può spingere le persone intolleranti al glutine a trasgredire alla dieta. Questo, unito ai rischi connessi alla contaminazione, ha reso evidente la necessità di trovare soluzioni alternative alla dietoterapia, dando un notevole impulso alla ricerca scientifica sul tema.

Le principali linee di ricerca

Attualmente vi sono diverse terapie in fase di studio, alcune delle quali hanno già raggiunto la sperimentazione sugli esseri umani.

Una delle principali linee di ricerca si concentra sulla riduzione o eliminazione dei peptidi tossici del glutine durante la lavorazione dei cibi o la digestione, attraverso l’utilizzo di tecniche quali l’ingegneria genetica o di microrganismi in grado di modificare le proteine del glutine.

Promettenti sono anche gli studi su possibili trattamenti basati sull’ingestione orale di particolari enzimi capaci di degradare il glutine dopo l’assunzione degli alimenti, ovvero prima che esso raggiunga l’intestino.

Altri ambiti di ricerca si basano sulla modulazione della permeabilità intestinale e sull’inattivazione della risposta immunitaria.

Tuttavia, la terapia preferibile rispetto alla dieta gluten free risulta essere, ad oggi, quella vaccinale. Sono attualmente in fase di studio diversi vaccini potenzialmente in grado di ripristinale la normale tolleranza al glutine, di cui si sta verificando l’efficacia su pazienti celiaci.

Infine, sono emersi risultati interessanti dalle ricerche sul coinvolgimento della flora batterica intestinale nel perpetuare l’infiammazione della mucosa nei soggetti malati. Una sua alterazione sembra, infatti, promuovere la persistenza dei sintomi. Di conseguenza, un’integrazione probiotica potrebbe rivelarsi efficace nell’alleviare la patologia.

Per una società più inclusiva

 Fintanto che non sarà disponibile un trattamento efficace, è importante proseguire nella sensibilizzazione rispetto a questa problematica e le sue implicazioni a livello sociale, affinché le persone celiache possano avere accesso ad un’alimentazione adeguata, sicura e partecipare in modo egualitario alla vita sociale.

L’auspicio è che l’offerta di cibi senza glutine possa aumentare nell’immediato futuro e che si cerchi di incentivare, da un punto di vista sia etico che legislativo, l’adozione di pietanze gluten free da parte dei ristoratori.

Per una società che aspira, o dovrebbe aspirare, a principi di inclusione e accessibilità, fornire il cibo senza discriminazioni dovrebbe essere considerata una priorità.

References

  • Canella R., 2012. Alimenti e fisiologia della nutrizione nell’uomo. libreriauniversitaria.it, Padova.
  • Segura, V.; Ruiz-Carnicer, Á.; Sousa, C.; Moreno, M.d.L. New Insights into Non-Dietary Treatment in Celiac Disease: Emerging Therapeutic Options. Nutrients 2021, 13, 2146.
  • Silano M. Celiachia-Informazioni generali, 2017, EpiCentro

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