Le balene riducono la CO2. L’inatteso aiuto dei grandi cetacei nel contrasto al cambiamento climatico

Le balene riducono la CO2

Le balene sono animali dal fascino innegabile, che con la loro fama di giganti buoni conquistano facilmente il cuore di molte persone. Da anni scienziati e associazioni si battono per la loro salvaguardia, fortemente minacciata dalla caccia e dagli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, al di là del dovere morale di rispettare e proteggere un prezioso elemento di biodiversità (che ahimè non è sentito da molti esseri umani), questi grandi cetacei si sono rivelati, a sorpresa, un alleato nella lotta al riscaldamento globale. Proprio così! Le balene riducono la CO2, una delle principali responsabili dell’effetto serra. Quest’ultimo, ricordiamolo, è indispensabile per la vita sul nostro pianeta, ma le eccessive emissioni provocate dalle attività umane stanno amplificando il suo potere riscaldante, con conseguenze negative ormai evidenti.

Balene e piante: chi diminuisce di più la CO2?

Le balene, come ogni altro organismo vivente, accumulano carbonio nel proprio corpo. Gli scienziati stimano che, nel corso della loro vita (circa 60 anni), questi cetacei contribuiscano a togliere dall’atmosfera ben 33 tonnellate di anidride carbonica (tramite un processo definito catena trofica).

Una quantità che, facendo un paio di calcoli, risulta nettamente maggiore rispetto a quella assorbita da un albero. Una pianta, infatti, preleva dall’atmosfera una media di 22 kg di CO2 in un anno, il che significa che avrebbe bisogno di 1500 anni per eguagliare l’efficienza di una balenottera azzurra.

Quando i mammiferi muoiono, le loro carcasse sprofondano nell’oceano, allontanando dall’atmosfera, anche per diversi secoli, il carbonio immagazzinato.

Le balene alimentano il fitoplancton

Le balene riducono la CO2 anche (e sopratutto) in un secondo modo, ovvero fertilizzando il fitoplancton. Durante i loro movimenti di immersione e risalita, infatti, rilasciano nella colonna d’acqua le loro feci, ricche in minerali di azoto e ferro. Si tratta di due sostanze essenziali per il nutrimento del fitoplancton, grazie alle quali questi minuscoli organismi possono crescere e moltiplicarsi, aumentando di conseguenza la quantità di CO2 sequestrata attraverso la fotosintesi clorofilliana.

È stato calcolato che il fitoplancton produce almeno il 50% dell’ossigeno presente in atmosfera, catturando circa 37 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno (ovvero il 40% di tutta la CO2 prodotta). Un valore, per rendere meglio il concetto, equivalente a quello assorbito da quattro foreste amazzoniche.

Favorire l’aumento delle balene per ridurre la CO2

Ecco quindi che, nella lotta al cambiamento climatico, aumentare il numero di balene potrebbe rappresentare un’arma molto più efficace (ed economica) delle soluzioni ingegneristiche attualmente in fase di studio.

Un incremento, anche minimo, della produttività del fitoplancton si tradurrebbe, infatti, nell’assorbimento di centinaia di miliardi di tonnellate di CO2 in più ogni anno. Tuttavia, riportare la popolazione di balene alla dimensione pre-caccia (che ammontava a 4-5 milioni di esemplari, oggi ridotti a 1,3 milioni) non è affatto semplice.

Per quanto la caccia commerciale sia stata notevolmente limitata, vi sono diverse minacce a cui questi splendidi animali devono far fronte. Collisioni con le imbarcazioni, inquinamento e catture accidentali sono tutt’altro che poco frequenti. Per non parlare della plastica, che sempre più spesso viene rinvenuta all’interno del ventre di molte creature acquatiche, cetacei compresi.

Intervenire per mitigare queste minacce diventa, di conseguenza, fondamentale. Tuttavia, i costi derivanti dall’attuazione di politiche per la protezione delle balene potrebbero scoraggiarne l’adozione.

Il valore economico delle balene

Secondo quanto dimostrato da una ricerca del Fondo Monetario Internazionale, però, i benefici apportati da ogni balena superano nettamente i costi prodotti dalla loro salvaguardia. Secondo le stime, infatti, ogni esemplare ha un valore economico pari a 2 milioni di dollari.

Un possibile approccio suggerito dagli autori prevede l’elaborazione di programmi che forniscano un sostegno economico a chi dovesse affrontare gli eventuali costi, come per esempio le compagnie marittime che decidessero di modificare le loro rotte per ridurre il rischio di collisioni con i cetacei.

“Le istituzioni e i governi internazionali, tuttavia, devono anche esercitare la loro influenza per creare una nuova mentalità- un approccio che riconosca e implementi un approccio olistico verso la nostra stessa sopravvivenza, che implica vivere entro i limiti del mondo naturale” affermano gli autori. Una condizione imprescindibile per un cambiamento significativo.

Anche se ci vorranno diverse generazioni per ripristinare la popolazione originaria di balene, acquisire consapevolezza sul tema ed iniziare ad agire è un dovere che dobbiamo a a questi animali, al nostro pianeta e a noi stessi.

4 thoughts on “Le balene riducono la CO2. L’inatteso aiuto dei grandi cetacei nel contrasto al cambiamento climatico

  1. Che meraviglia scoprire che le balene possono essere così utili alla madre terra.Molto interessante davvero…
    Da condividere con i bambini a scuola!

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